08-We-Are-Out-Of-Control
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“We Are Out of Control” (200×250 cm, 2010). Quest’opera è pensata dall’artista come metafora del movimento della street art. “La street art è un movimento sotterraneo, nascosto, incontrollabile che scardina i meccanismi stessi del sistema dell’arte contemporanea mettendola in ginocchio. Come una molotov degli anni 60 che ride del contemporaneo e di tutto quello che ci circonda”. Oltre all’immagine in primo piano trovo molto interessante il caotico sfondo della tele dove, osservando i singoli elementi, è possibile scoprire il senso completo della tela. “Per questo lavoro mi sono ispirato ai manifesti propagandistici del Maggio francese del 1968. Penso che quella sia la vera culla della street art europea. Più della graffiti art o della pop art. La comunicazione di propaganda segue le stesse logiche di produzione della street art. Nasce dall’esigenza di trasmettere un contenuto nel minor tempo possibile e con il minor budget possibile. Una corsa alla diffusione di massa dove lo stencil si trasforma nello strumento più efficace e la semplificazione, tanto estetica quanto dei contenuti, diventa il solo dogma d’azione”. Molto interessante è anche il particolare del manifesto francese “Sois Jeune et tais toi” tradotto dall’artista in Be Young and Shut Up, che nella complessità dell’opera diventa elemento di richiamo per la condizione del giovane, artista o non-artista, oggi, soprattutto in Italia. Una tela molto autobiografica. Dall’ironia del Tv Boy sulla bottiglia alla condizione di giovane artista emigrato fino alla stilizzazione della fabbrica di operai trasformata per l’occasione in art factory (fabbrica d’arte) come a voler tradurre in segno grafico il logorante sistema artista-mercante.
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11-Dirty-Ads
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“Dirty Ads” (200×200 cm, 2010). Con questa tela il rapporto con il mondo della pubblicità che in molti altri lavori era solo accennato diventa oggetto centrale dell’opera. Partendo da un’evidente citazione ad un altro grande maestro della pop art, Andy Warhol, Tv Boy utilizza i suoi Brillo Box come mezzo di contestazione del mondo pubblicitario e del concetto di novità come di qualcosa di già inevitabilmente superato. E lo fa con gli stessi mezzi della pubblicità. Frasi semplici ad effetto e icone facilmente riconoscibili. “Buy more get less” (Compra di più prendi di meno) in equilibrio dialettico con il “New” (Nuovo) del prodotto sembra rifarsi alle dinamiche marxiste dell’opera d’arte come merce di un mercato monopolista dove il lavoro dell’artista rappresenta un’eccezione a causa della sua assoluta unicità. Una dinamica molto simile a quella del mondo della pubblicità che si fonda sulla logica del “più compri più devi spendere”. “Ho sempre trovato interessante rapportarmi con il mondo della pubblicità. La pubblicità continua ad influenzare gran parte della mia produzione. Il concetto stesso di Tv Boy nasce dalla consapevolezza di appartenere ad una generazione cresciuta all’ombra di un bombardamento mediatico scandito dalla pubblicità, dai caroselli degli anni ’60 alla comunicazione virale d’inizio secolo. Con questo non mi sento di condannare la pubblicità nella sua totalità. Io stesso sono attore attivo di questo mondo e per questo ne vedo anche gli elementi dannosi che, come in questo caso, riverso nei miei lavori. Per questo motivo ho intitolato quest’opera Dirty Ads, il lato oscuro della pubblicità.”
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02-Art-Critic
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Nell’opera “The Art Critic” (200×200 cm, 2010) l’artista si confronta con il tema dell’arte istituzionale e, in particolare, con la figura del critico d’arte. In questa tela sono molti gli elementi tipici della produzione artistica di Tv Boy. Primo fra tutti l’auto-citazionismo derivante dalla cultura pop di Roy Lichtestein, che in questo caso viene stravolto da un gioco di ruoli in cui la scena è dominata dal soggetto-critico mentre l’opera-criticata viene messa in secondo piano. “Ho cercato di creare delle meta-narrazioni più che dei semplici quadri. Mi piace raccontare storie che siano dei rimandi ad altre storie. Penso che il vero ruolo dell’artista sia quello di mediatore di un dialogo tra opera e pubblico dove ogni elemento è parte attiva del processo di interpretazione. Non esiste una chiave di lettura univoca per un’opera. Ogni mio lavoro vive dell’interazione con l’altro.” Una visione questa che deriva dalla strada dove non esistono filtri critici tra pubblico e opera e l’artista è libero di esprimersi senza vincoli. Un rapporto genuino che Tv Boy riporta anche nella sua produzione fuori dalla strada. Non è un caso che tutta la tela sia giocata sui soli colori primari per creare un ossimoro tra la semplicità genuina della propria arte contrapposta alle gravose divagazioni interpretative della critica che, al posto di decodificare l’arte, la rendono inaccessibile a gran parte del pubblico. “Ma che cosa dicono i critici d’arte che hanno il compito di chiarire questi problemi e divulgarli? Dicono che si tratta di un canto lirico della visualità frontale che evita il linguaggio a tutto tondo per un recupero dell’uomo della problematica semantica entropica per una nuova dimensione fuori dal Kitsch in un tempo oggettivato ludico e reversibile. Ecco perché i ragazzi vanno a gridare tutti in coro la loro simpatia per i Beatles e vivono in case dove ancora ci sono attaccati ai muri, buoni quadri dell’Ottocento, come si insegna a scuola”. (Munari, 2006, p. 46)
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04-Te-Mato-Soup
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“Temato Soup” (200×250 cm, 2010) è una tela che, con ironico citazionismo, allude all’attuale concezione dell’arte contemporanea come un qualcosa che colpisce direttamente lo spettatore. “Qualcosa di shockante che per il suo impatto visivo ti stende al primo colpo. Te mata, come dicono in Spagna, entrando a far parte del tuo immaginario visivo come le opere di Andy Warhol o di Damien Hirst che appunto diceva che la grande arte è quella che ti fa fermare quando giri l’angolo e ti fa dire: ‘Cazzo cos’è’.” Questa tela sembra un frammento di un B-Movie alla Tarantino dove la polpa di pomodoro non è più usata come ingrediente per preparare la storica zuppa Campbell’s ma come sangue finto per ritrarre un Tv Boy ammazzato. Come nei migliori film Western.
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01-Explosion
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“Explosion” (200×200 cm, 2010) In questa tela Tv Boy si confronta con il tema, molto attuale per la street art in Italia, dell’esplosione di una corrente artistica e della sua conseguente trasformazione in movimento mondano. La metafora di Roy Lichtestein va nella direzione di avvicinare quanto successo per la pop art a quanto sta succedendo per la street art. “Oggi la street art si trova di fronte ad un boom mediatico dove tutto è diventato di moda a scapito della freschezza di contenuti che ha caratterizzato questo movimento fin dalle sue origini.” Ancora una volta si ritrova il tema dell’auto-citazionismo che in Tv Boy si avvicina quasi al concetto, più di stampo pubblicitario, di branding. “Tv Boy è la mia firma prima di firmare un lavoro. Nasce da dinamiche di comunicazione che ho applicato all’arte in strada prima e su tela poi.” Un approccio tipico della pop art che in quest’opera viene fortemente richiamata dalla marcata citazione a Roy Lichtestein. “Roy Lichtestein è stato, a mio avviso, il primo artista a portare un fenomeno di arte bassa come il fumetto e la comunicazione pubblicitaria in un contesto di arte alta come le gallerie e i musei. L’arte contemporanea gli deve molto. Quello che apprezzo di lui è la sua volontà di mediazione. A differenza di molti artisti come Duchamp o Jeff Koons non si è limitato a prendere un oggetto comune e portarlo in galleria. Il suo lavoro è stato molto più accurato e particolare. Ha ritagliato frammenti di arte bassa e li ha interpretati portandoli su tela. Ha voluto dare un suo contributo all’oggetto comune”.
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10-Graffiti-the-Spring-of-Art
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“Graffiti: The Spring of Art” (200×200 cm, 2010) è una dichiarazione d’intenti dell’artista nei confronti della street art. Dopo averla ritratta come una coca-cola-molotov che sorride di quel che la circonda, in quest’opera Tv Boy fa un ritratto romantico e sognante della street art avvicinandola al concetto di primavera dell’arte contemporanea. “Nonostante tutto credo ancora nelle potenzialità della street art come elemento di rinnovo per l’arte contemporanea. Una speranza che nasce dagli elementi che hanno generato questo movimento. La freschezza, la spontaneità e soprattutto la democraticità della street art. Elementi in cui mi ritrovo e che mi hanno spinto in passato ad aderire a questo movimento. In questa tela ho voluto dare alla street art un volto femminile e avvicinarla al Rinascimento italiano simboleggiato dalla Venere di Botticelli. Oggi l’arte contemporanea ha bisogno di uscire da questo periodo di apatia e oscurantismo per tornare a dialogare con il proprio pubblico”.
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06-Night-Art-Bad-Art
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05-The-Amazing-Spider-Art
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Il dittico composto dalle tele “The Amazing Spider Art” (200×250 cm, 2010) e “Night Art Bad Art” (200×250 cm, 2010) sviluppa un tema che trovo molto attuale, quello del “super artista” e della sua inevitabile declinazione in super eroe che attraverso la forza dirompente del canale arte, supera gli schemi classici della percezione e del rapportarsi con l’altro shockando e provocando il proprio pubblico. Una visione esasperata dall’attuale sistema dell’arte contemporanea che crea divi come Damien Hirst e Jeff Koons, di fronte al quale Tv Boy ironizza paragonandoli a dei super eroi più che degli artisti. “L’arte oggi è un super-sistema che produce super-artisti. Nessuno vuole perdersi un altro orecchio di Van Gogh così è nata una corsa all’oro per accaparrarsi i pezzi d’arte migliori. Io invece penso che il vero super-artista sia quello che di giorno dipinge su tela e di notte scende in strada. Perché sente il bisogno di esprimersi liberamente, di appropriarsi dello spazio in cui vive e di lasciare la propria traccia. In questa tela (“Night Art Bad Art”) l’artista è rappresentato metaforicamente dal personaggio di Batman che esce la notte perché sente il richiamo
di Tv Boy.” Ancora una volta il collegamento alla street art è molto forte non solo nella tematica e nello stile ma anche nel titolo stesso dell’opera. “Night Art Bad Art” richiama il titolo della mostra al PAC “Street Art Sweet Art” di cui Tv Boy fu uno dei protagonisti. “La street art non è dolce. E’ un’arte che vive tra le strade
di notte. La sua declinazione in museo è dolce ma la sua essenza è selvaggia.”
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07-ItalIan-Dance
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“Italian Dance” (250×200 cm, 2010). In questa tela Tv Boy descrive la sua visione dell’Italia da giovane artista che ha lasciato il suo paese e lo partecipa a distanza. Una danza stridente dai lineamenti semplici che si ispirano a Keith Haring ma dai contenuti profondi e diretti. “Ho voluto fare un omaggio rivisitato all’opera di Keith Haring. Cercavo uno stile semplice ed efficace per trasmettere dei messaggi forti che da osservatore esterno non posso non vedere. Ogni volta che torno in Italia mi rendo conto che più le cose cambiano più, in realtà, restano uguali. Per questo ho scelto la metafora della danza per esprimere questo concetto. Una danza statica, immortalata come quella del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa dove la nobiltà sicula cerca di cambiare tutto per far si che nulla cambi”.
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“Red Revolution” (200×250 cm, 2010) affronta il tema della caduta del Grande Altro e delle ideologie passate che sono oggi diventate significante svuotato della sua essenza. Puro immaginario. “Molte delle utopie del passato si sono trasformate in ideali da supermercato, immagini da merchandising svilite del valore immenso che avevano in passato.” Il tema del crollo del Simbolismo a favore di un’ascesa sempre più vertiginosa dell’immaginario e dell’individualismo, è un elemento importante dell’arte contemporanea su cui molti artisti si sono confrontati. Penso alle fotografie dell’artista giapponese Yasumasa Morimura, dove l’icona-volto del mito viene sostituito da quella ironica dell’artista e dove la fusione occidente-oriente crea una compenetrazione di identità e immaginari. In Tv Boy questa tematica viene interpretata attraverso il concetto di categoria sostituibile di un simbolico svuotato. Nel particolare di quest’opera la categoria Mao Tsedong viene mantenuta ma ne viene cambiata l’iconografia sostituita dall’alter-ego dell’artista, il Tv Boy.
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13-Here-Comes-The-Filthy-Lucre-Tour
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“Here Comes The Filthy Lucre Tour” (200×250 cm, 2010) è un’ironica presa di posizione sul sistema-mercato tanto della musica quanto dell’arte. Partendo dalla citazione delle due copertine dei Sex Pistols “Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols” del 1977 e “Filthy Lucre Live” del 1996, Tv Boy lancia un messaggio chiaro di auto-denuncia in cui ironizza sulla sua condizione di artista oggetto. Un richiamo a Johnny Rotten e al movimento punk che partecipava al mercato musicale ma al tempo stesso lo rifiutava.
“Considero il Punk il vero punto di rottura dell’equilibrio tra arte e oggetto. Tra pura espressione e mercato. L’apice della commercializzazione della musica. Un paradosso che ha creato un movimento che è riuscito a mantenere la sua genuinità per poco più di un anno prima di infrangersi nelle logiche logoranti del mercato. Per questo mi sembrava la metafora migliore per esprimere la condizione dell’artista che solo nella strada può trovare la vera libertà d’espressione”. Ancora una volta l’artista usa se stesso, o meglio il suo alter-ego, per esprimere la propria visione del mondo attraverso linee armoniche che rimandano alle sue influenze derivanti dal mondo del fumetto e, in particolare, del manga giapponese. Colori pieni e contorni marcati che, come nella migliore tradizione Ukiyo-e, chiudono l’opera e ne scandiscono i frammenti. “La cultura Ukiyo-e è molto vicina al mio modo di intendere l’arte. Le tematiche pop, gli scenari urbani, il pubblico di massa e lo stile immediato hanno molto in comune con il concetto di street art e arte pubblica. Ukiyo-e era un’arte per il popolo, per chi non poteva permettersi veri e propri quadri d’autore. Un’arte che parlava della gente comune e dialogava con tutti”.
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“Art is Not Dead” (200×250 cm, 2010) Ancora una critica al mondo dell’arte contemporanea e alla sua privazione di contenuti pubblici. “L’arte è oggi troppo distante dal suo pubblico, non c’è interazione, manca di vita. E’ un’arte a metà dove al pubblico di massa è concesso vedere solo un lato della medaglia. L’arte deve stupire, sorprendere e arrivare a tutti. Senza una diretta relazione con l’altro l’arte muore in se stessa e questa è la colpa più grande del sistema dell’arte oggi.” In questa tela Tv Boy rispolvera il suo passato di culture underground utilizzando, come metafora per rappresentare l’odierna condizione dell’arte, un’icona storica degli anni ’80/’90: il logo della casa produttrice di tavole da skate Powell Peralta. “Da piccolo ero affascinato dal movimento degli skater e del punk. Mi affascinava il modo in cui vivevano la città trasformando gli spazi urbani in luoghi dove riversare la propria energia. Vivevano la città da un altro punto di vista. Dal proprio punto di vista. Assecondando la loro naturale esigenza di trovare una dimensione diversa in cui vivere. La mia arte deve molto a queste sotto-culture.” Il concetto di skate and destroy tipico del movimento punk-skater e di artisti ibridi come Steve Caballero, viene utilizzato in questa tela come metafora per esprimere la necessità, per l’arte contemporanea, di scendere tra le strade per tornare a vivere della propria essenza di arte per tutti squarciando la tela metafora del sistema-arte tradizionale. Interessante in questa direzione i due richiami sullo sfondo alla fabbrica dell’arte logorata dal rapporto artista-mercante, dialetticamente contrapposta alla scritta “Night of the living artists” richiamo invece alla street art considerata dall’artista come arte pura e libera.
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“Brain Escape” (200×250 cm, 2010) affronta il tema del viaggio e dell’alienazione dal proprio paese come oggetto d’ispirazione e metafora della propria arte. “In questa mostra ho riproposto gran parte delle icone che hanno influenzato la mia vita e la mia arte. La Pop Art, il punk, le sotto-culture, il Rinascimento. Non potevo non citare la mia condizione di artista italiano che solo all’estero è riuscito a concretizzare la propria arte. Sono un artista nomade, viaggio in continuazione e l’aereo è diventato per me metafora delle mie opere. Rappresenta la contaminazione degli stili che riverso su tela”. La critica ad un paese che senza far nulla lascia che i propri talenti scappino viene addolcita dai tratti morbidi del Tv Boy in primo piano ritratto con un’espressione di sufficienza e arresa. “Gran parte dei creativi italiani più di talento li ho rincontrati in giro per l’Europa, a Londra, Amsterdam, Berlino. Esiste un distaccamento creativo dell’Italia in giro per il mondo e il mio paese non fa nulla per trattenerli, o almeno fino a quando non hanno raggiunto il successo all’estero”.
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“Street Revolution” (250×200 cm, 2010) In Tv Boy il concetto di rivoluzione è presente fin dalle sue prime produzioni in strada, tanto da intitolare il suo primo catalogo edito da Drago “Start a revolution without weapons”. Una rivoluzione senza armi che porti l’arte in strada e la faccia vibrare tra la gente. In questa opera l’immagine del Tv Boy si fonde con l’immaginario costruttivista della Russia d’inizio secolo assumendone gli stili e le sembianze. Una fusione ibrida che non vuol essere pura identificazione con il proprio alter-ego ma più una riproposizione di sé nella natura del XX secolo. “Attraverso l’icona del Tv Boy produco alterazioni del tempo e le ripropongo all’interno della mia arte. I miei soggetti sono icone storiche già depositate nell’immaginario collettivo ma riproposte sotto le vesti auto-citazioniste del Tv Boy”. Ancora una volta il richiamo alla street art è molto forte e sembra essere il collante con la storia, una liaison che sposta il concetto di rivoluzione da un piano politico ad un piano artistico. “La rivoluzione nasce nelle strade e si fa con la strada. Tanto in politica quanto in arte”.
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