Cosa ci serve davvero?

Durante il Lockdown abbiamo fatto talmente tanti acquisti su Amazon che il gigante dell’ecommerce ha rischiato di andare in tilt. Per la prima volta, ha messo in atto strategie per contenere le vendite e tornare ai ritmi di vendita pre-pandemici.

Sembra un paradosso, ma non lo è se pensiamo che le aziende che ci danno prodotti in packaging di plastica ci suggeriscono di usare meno plastica. Le aziende che ci danno tabacco ci invitano a fumare meno. Le aziende che ci danno cibo o bevande piene di zucchero ci consigliano di assumere meno zuccheri. Le aziende che ci danno alcool ci suggeriscono di bere responsabilmente. YouTube ci ricorda di prenderci una pausa dai suoi video. E le Big Tech che ci riempiono ogni momento della nostra giornata con la loro tecnologia, ci danno strumenti per disintossicarci dalla tecnologia.

Riprendendo il tema della newsletter passata, penso che il periodo storico che stiamo vivendo sia un buon momento per mettere dei punti di domanda a quello che da tempo diamo per scontato. Per mettere in discussione le nostre abitudini.

Una delle tante domande che possiamo farci è: ci serve davvero quello che pensiamo ci serva?

Ci serve davvero spostarci ogni giorno per andare in ufficio o a scuola? Ci serve davvero fare tutte le riunioni che facciamo? Ci servono davvero tutte le cose che compriamo? Ci serve davvero usare la macchina tutti i giorni? Ci serve davvero controllare sempre il cellulare? Ci serve davvero condividere tutto quello che facciamo? Ci serve davvero passare due ore e ventidue minuti al giorno sui Social Network? Ci serve davvero raddoppiare ogni anno il nostro fatturato? Ci serve davvero avere milioni di follower?

Magari sì. Ma magari anche no. E questo è un buon momento per chiederselo.