Elogio (inaspettato) della noia.

Un paio di settimane fa ero in stazione, il mio treno doveva partire alle 6.45 ma, a causa di un incidente, era fermo. Non sapevo quando sarebbe ripartito e quindi non sapevo cosa fare. Per 30 minuti non ho fatto nulla. Mi sono terribilmente annoiato. Per tutta la vita ho considerato la noia come qualcosa da evitare in tutti i modi. Un “mostro delicato” capace di ingoiare il mondo in un solo sbadiglio (per rubare le parole a Baudelaire). Tuttavia, in un mondo che fa di tutto per non farti annoiare mai, dove qualsiasi attimo della nostra vita è occupato da un messaggio o da una pubblicità, forse la noia è diventata un lusso che mi sento di rivalutare. Perché annoiarsi vuol dire avere tempo per sé. Avere tempo per pensare, tempo per svuotare la mente, tempo per riflettere, tempo per lasciarsi sorprendere da quello che potrebbe accadere o da quello che potremmo osservare, ma che non vediamo perché siamo sempre immersi in qualsiasi attività che ci eviti, in tutti i modi, l’horror vacui di un momento passato senza fare nulla.