Il mio Ruolo

Scritto il 12 Dicembre 2010

Berlino è una città che lascia molte porte aperte a domande, ispirazioni e riflessioni su tutto, perché, di fatto, Berlino è una città profonda tanto nel passato, quanto nel presente e, soprattutto, nel futuro. Quello che ho sempre apprezzato delle città europee è la costante presenza della storia che ci accompagna e si fa sentire in ogni via. Ed è impossibile non ascoltarla mentre mostra i segni indelebili dei suoi racconti. Persone, sognatori, macchine, case, palazzi, qualsiasi via di qualsiasi città ha una storia da raccontare e una lezione da dare. A Berlino la storia degli ultimi settant’anni è ancora viva e la si sente dentro passeggiando tra le vie di Kreuzberg o del Mitte, immaginando quanto un gesto così semplice come passeggiare da un quartiere all’altro sia stato per decenni un sogno irrealizzabile per molti cittadini. Ed ecco quindi sgorgare pensieri, riflessioni, domande e tentativi di risposta, fino a quando non si prende consapevolezza del proprio momento storico e di come sia folle solo pensare che un tempo tutto quello che abbiamo letto sui libri, visto tra la grana sfuocata di una foto in bianco e nero e provato a vivere, immergendoci in feticci storici diventati attrazioni turistiche, sia realmente accaduto. Così, perso tra i corridoi fotografici della Topografia del Terrore, la domanda che mi passa per la testa è sempre la stessa. Io come mi sarei comportato? Quale sarebbe stato il mio ruolo? Come mi sarei comportato se fossi stato giovane ai tempi del Fascismo, se avessi partecipato ad una delle tante guerre che hanno caratterizzato la nostra storia? Da che parte sarei stato durante gli anni di piombo in Italia? A chi avrei dato il mio voto nell’Italia degli anni ’20? Sarei stato veramente in grado di mettermi contro regimi e dittatori? Avrei manifestato contro la guerra in Vietnam? Avrei avuto il coraggio di mollare tutto e arruolarmi tra i Partigiani? Facile dirlo oggi con la sicurezza di chi non ha mai vissuto il terrore della guerra, di chi può girare liberamente per il mondo e di chi può domandarsi ogni giorno il perché delle cose. E poi ecco arrivare la domanda più angosciante, quella che non pensavi poter essere fatta, che ti lascia senza risposta e che sai che una risposta non l’avrà mai. Chi in passato ha preso parte agli orrori della storia, aveva consapevolezza di quello che stava facendo? Aveva coscienza del suo ruolo in quel preciso momento storico e di quello che stava accadendo intorno a lui? Ma soprattutto quando un domani racconteranno le storie di questo periodo, quello che io vivo tutti i giorni, quello che penso essere un momento illuminato se relazionato alla storia passata, cosa diranno? Come ci giudicheranno? Come quelli che avevano in mano il mondo e lo hanno distrutto? Come quelli che di fronte alla degenerazione degli ideali e della politica non hanno fatto nulla? Come quelli che non sono capaci di reggere il confronto con la forza e la speranza dei propri padri? Come quelli che hanno lasciato che Wikileaks venisse chiuso? Come quelli che di fronte alla politica estera degli Stati Uniti non hanno fatto nulla? Come quelli che di fronte alla politica interna della Cina non han fatto nulla? Come quelli che intasavano le città con auto e jeep distruggendo l’ecosistema del pianeta? Come quelli che hanno distrutto la storia e la cultura dell’Italia? Come quelli che hanno infranto i sogni di un futuro migliore? Oggi il mondo è pieno di cimeli di un passato che ci sembra distante anni luce, che ci da’ i brividi e che ci illude di essere solo un brutto ricordo, un placebo per le nostre coscienze. Da una parte del mondo si conservano pezzi di muro come feticci di una vergogna storica che, giuriamo, mai riaccadrà, mentre dall’altra parte del mondo si costruiscono muri sempre più alti come se le lezioni della storia si fossero frantumante di fronte all’arroganza del presente. I tedeschi hanno ucciso gli ebrei, gli ebrei hanno ucciso gli arabi, gli arabi hanno ucciso gli occidentali e gli occidentali distruggono il mondo. E noi in tutto questo dove siamo? Penso che chi sia nato in Europa si porti dentro il peso della storia, ma quello che forse salverà il mondo sarà la consapevolezza della responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti del Futuro. Questa è la domanda che mi faccio più spesso. Se mai qualcuno organizzerà una mostra sui primi vent’anni del ventunesimo secolo e, per una strana coincidenza, una mia foto dovesse essere inserita tra le tante, i visitatori che passeranno, guardandomi, cosa penseranno? In un futuro senza più acqua, cosa penseranno? In un futuro senza più pena di morte, cosa penseranno di fronte alle foto di giovani soldati americani in Iraq? In un futuro soffocato dal petrolio cosa penseranno di fronte a foto di giovani bloccati in code chilometriche di automobili accese? In un futuro senza più ideali e riferimenti cosa penseranno di fronte ai nostri politici?