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CHI GETTA SEMI AL VENTO FARA’ FIORIRE IL CIELO
Jacopo Perfetti, curatore della mostra

ivan è un poeta con una romantica sensibilità artistica che discioglie in ogni sua produzione, fuori e dentro la strada, con un’energia esplosiva che precipita nella volontà di portare la poesia a tutti, perché tutti hanno il diritto di viverla. ivan parla a chiunque incontri sul suo cammino, dialoga con gli sconosciuti, affabula i passanti e irretisce chi lo guarda male con sorrisi e sguardi in bilico tra la romanticheria bohemienne e la sfacciataggine di chi, sempre e comunque, si getta controvento. ivan spiega a tutti il perché del suo sprofondar poesia ovunque e del suo gettar parole tra le vie, nella costante ricerca di una dialettica che lo porti a sperimentare sempre nuove forme di interazione con chi poi sarà il vero attore protagonista della sua poesia, tanto da disarmare e stravolgere i normali canoni di fruizione e definizione di un’arte sempre più racchiusa in schemi dettati da mode isteriche e coefficienti vertiginosi. Proprio per questa sua poliedrica attitudine all’arte e alla poesia, è impossibile rinchiudere ivan all’interno di un’unica categoria che possa rappresentare la sua viva coscienza artistica. C’è chi lo ha definito poeta e gli ha proposto di pubblicare una raccolta di poesie. C’è chi lo ha considerato, e tuttora lo considera, un grafittaro, se non addirittura tra i “grafittari più famosi d’Italia”. C’è chi lo ha considerato un imbrattatore al pari di chi distrugge Milano con tag prive di contenuto. C’è chi lo definisce un pittore, chi uno street artist, chi un writer, chi un dj e chi, dopo averlo visto suonare sul palco con i Revolution Republic, una rock star. In ivan c’è tutto questo e questo gli permette di essere sempre e comunque al di fuori di qualsiasi canone convenzionale. Eppure in questa varietà di definizioni ed espressioni esiste un unico grande filo rosso che accompagna ivan in ogni sua produzione: la sua naturale e genuina sensibilità per l’Altro. ivan è prima di tutto un poeta capace di vedere oltre le barriere del sistema e le ipocrisie del contemporaneo. Un poeta-artista capace di cogliere l’essenza delle cose e delle persone e tradurla in versi e immagini tanto sinceri quanto seduttivi. Ed è proprio l’esistenza di questa sensibilità che io ritengo fondamentale per la sempre più difficile definizione della personalità di un artista. Con la sua prima scaglia “Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo”, scritta d’istinto sul parapetto della darsena di Milano nel Dicembre 2002, ivan ha gettato le basi di tutta la sua produzione artistica degli ultimi sei anni. In quel verso è racchiusa la volontà e la potenza che sta alla base dell’arte di ivan. Una volontà fatta di libertà, ironia e consapevolezza di un presente grigio e disarmante, tanto da spingerlo a lasciar la terra a chi crede ancora che i semi gettati al vento siano semi sprecati e non si rende conto che i fiori non si raccolgono più abbassando lo sguardo, ma si fanno fiorire alzando gli occhi.

Questa mostra (“Poesia Viva”, 2009, Spazio Oberdan, Milano) nasce, continuando un percorso che va dalla poesia in strada al P.A.C., passando per Haiti e il Chiapas, le gallerie e l’arte pubblica, con il fine primo di creare un ritratto quanto più completo della poliedrica riflessione artistica della poesia di ivan. All’interno della mostra infatti, come curatore, ho voluto creare un’unica grande installazione composta da dieci scaglie dove lo spettatore potesse interagire e “avere a che fare” con la poesia di ivan attraverso la sua declinazione in opera d’arte strutturata su critiche sociali e culturali.

Una criticità artistica nata dalle lunghe esperienze politiche e sociali che ivan ha affrontato durante gli anni del liceo e quelli dell’università dove, ancora studente, ha preso parte a molte iniziative politiche e di contro cultura. Dai laboratori studenteschi, alle occupazioni della Casa Loca in Viale Sarca a Milano, fino al lungo soggiorno in Messico presso le comunità zapatiste del Chiapas e il progetto di collaborazione internazionale “Scuole di Haiti” a Port au Prince (Haiti). Da qui scaglie con dichiarata valenza politica e sociale come:

“Si scrive potere, si pronuncia sfruttamento”
“Ognuno merita il regime che sopporta”
“Chi pesta i piedi fa tamburo del mondo”

che ivan diffonde tra le vie di tutto il mondo. Agendo anche in strada il poeta-artista ha infatti la possibilità di creare un canale diretto di interazione dialettica con l’altro che gli permette di dialogare con il prossimo e renderlo partecipe di un gioco a due dove, tanto il poeta quanto il lettore, sono protagonisti di un’azione artistico-poetica partecipata che trova la sua massima espressione in una delle scaglie più famose di ivan:

“il poeta sei tu che leggi”

All’interno di questo verso, che molto ricorda il “tutti sono artisti” di Beuys e, ancora prima, il “siamo tutti artisti in potenza” di Croce, è chiara l’importanza dell’altro all’interno del processo creativo dell’artista, tanto da richiamare la nozione stessa di arte contemporanea, resa famosa dalle parole di Duchamp, per cui è il pubblico a completare l’opera dell’artista fruendola. Ed è proprio in questo punto che la produzione di ivan si avvicina di più al concetto di arte contemporanea, riaprendo il secolare dilemma dialettico tra arte e linguaggio, dal momento che la forza della produzione di ivan sta proprio nell’aver sdoganato la poesia e aver invertito il rapporto tra arte e linguaggio.

Un rapporto che va dalle “parolelibere” dei Futuristi e gli automatismi dei Surrealisti fino alla “svolta linguistica” dei primi anni Sessanta quando, grazie al pensiero di artisti come Duchamp prima e Kosuth poi, si ha la resa totale dell’arte al linguaggio (Senaldi 2003, p. 179) che diviene il nuovo orizzonte teorico di riferimento per l’indagine e la conseguente smaterializzazione dell’Arte. L’origine del pensiero artistico di ivan si ritrova proprio all’interno di movimenti come il Concettualismo, il Fluxus, il gruppo inglese Art-Language e quello che, forse più di ogni altro, ha punti di contatto la produzione artistica di ivan: il movimento della Poesia Concreta e in particolare di autori quali Eugen Gomringer, Lawrence Weiner, Emilio Isgrò e, prima di loro, lo scrittore e pittore Edward Estlin Cummings, cui la produzione, soprattutto poetica, di ivan deve molto.

Seguendo il filone dell’arte concettuale prima e della poesia concreta e di tutte le sue declinazioni (poesia visiva, poesia elettronica, poesia sonora…) poi, la produzione artistico-poetica di ivan si inserisce come superamento del rapporto concettualistico di arte e linguaggio in una palese strumentalizzazione dell’arte volta alla diffusione quanto più allargata della poesia.

La chiave di lettura del rapporto arte e poesia in ivan si palesa infatti all’interno del punto sei del manifesto d’assalto poetico con cui ivan ha gettato le basi del suo agire poesia:

“6. esplodi e assalta d’ovunque”

E’ chiara qui la volontà di sprofondare e gettare poesia in qualsiasi contesto fruitivo trasformando tutto in canale di espressione della propria poetica. L’arte diviene così strumento di propagazione al servizio della poesia che, creando il concetto, dà forma alla materia artistica. Ed è proprio in questo punto che il pensiero artistico e poetico di ivan si allontana da correnti come il Fluxus, il Concettualismo, l’Art-Language la Poesia Concreta e, più in generale, da movimenti fondati su un concetto non-oggettuale e ideologico dell’arte, perchè in ivan la “cosa”, la “materia”, di cui artisti concettuali come Kosuth hanno cercato di sbarazzarsi all’insegna di un tentativo sempre più insistente di smaterializzazione dell’arte, diventa elemento concreto e necessario di espressione visiva dell’invisibile elaborato sotto forma di concetto poetico e tradotto sotto forma di opera d’arte, quadro, scaglia su muro o performance. Secondo questa visione il rapporto concettuale di res-nomen viene completamente invertito. Se in artisti come Kosuth, la cosa (materia artistica / res) diviene nome / concetto (per Kosuth “l’arte è la definizione dell’arte”) in ivan, e nel concetto stesso di Poesia Viva, il nome / concetto (contenuto poetico / nomen) diviene cosa (declinazione materica). Di conseguenza anche il concetto stesso dell’arte come esperienza microemotiva diviene atto di esperienza macroemotiva dove lo spettatore è chiamato a lasciarsi emozionare (secondo l’accezione anglosassone di “to enjoy”) dalla poesia. L’arte diviene dunque riflessione non riproduzione, un’emozione tradotta che in ivan è poesia e che trova la sua massima realizzazione nell’interazione con l’altro. POESIA+ARTE+FRUITORE sono quindi i tre elementi chiave che caratterizzano il percorso di produzione artistico-poetica di ivan in tutti i suoi passaggi:

01. La Poesia, intesa come polo concettuale che genera il senso.
02. L’Arte, intesa come strumento di diffusione del concetto poetico.
03. Il Fruitore, inteso come elemento dialettico essenziale per il completamento del processo creativo.

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All’interno di questa mostra sono presenti 10 opere d’arte derivanti da dieci scaglie poetiche declinate in installazioni, tele, sculture e video. Da sempre infatti, ivan utilizza l’arte come strumento di espressione della propria poesia muovendosi principalmente all’interno di quattro differenti tipologie di mezzo artistico:

Cat. A: Vernici
Cat. B: Performance
Cat. C: Installazioni
Cat. D: Poesia di Strada

Alla tipologia “vernici” appartengono tutte le opere in cui la poesia viene applicata alla tela come fosse una pagina bianca, attraverso la strumentalizzazione dell’immagine come elemento dialettico per il completamento della poesia. A questa categoria appartengono opere come “Una pagina Bianca” (dittico 50×70 cm, 2007, Italia, Collezione Malaspina), “Manifesto d’assalto poetico” (300×200 cm, 2007, Italia, Collezione privata), Make words not war” (94x105cm, 2008, Libano, Collezione privata) oppure “Easy Riders” (70x105cm, 2008, Libano, Collezione privata) dove l’immagine pittorica altro non è che un sostituto della parola, un vestito nuovo di un significato poetico celato sotto la proiezione visuale dell’immagine dei due giovani combattenti talebani in moto verso Kabul.

Con le sue performance ivan raggiunge il massimo livello di interazione tra poesia e spettatore. L’elemento corporeo trasforma la poesia in una dimensione fisica e collettiva dove il fruitore diventa elemento partecipante del contesto performativo contribuendo fisicamente alla chiusura dell’ atto poetico. “La performance è la declinazione della voce collettiva della poesia nel suo farsi agire poetico partecipato.” (ivan, 2008). Tra le performance di ivan negli ultimi anni ci sono “A Storm of Poetry”, realizzata a Praga durante il festival di arte contemporaneo B-Tina, “Il verso più lungo del mondo” scritto sul malecon dell’Avana a Cuba prima e a Milano poi, o ancora la performance, fatta insieme a Bros nel Novembre 2007 davanti a Palazzo Marino a Milano, dal titolo “L’abbiamo fatto a noi”. Tutte azioni artistico-poetiche, con una forte connotazione politica e sociale, pensate per far interagire un pubblico quanto più ampio e comunicare direttamente con le persone.

Con ivan il concetto di installazione diventa oggetto e materia di trasmissione poetica. “Installazioni come vettori di un contenuto poetico che avvolge lo spettatore e lo chiama a far parte di un’interazione concreta dove l’agir poetico prende forma e si struttura in materia, scultura, gioco o juke box” (ivan, 2008). Tra le installazioni realizzate negli ultimi tre anni: “Nel Segno degli Altri” fatta presso il MART di Rovereto, “L’arte pubblica non si cancella” realizzata all’Auditorium Parco della Musica a Roma, “La poesia non ha prezzo” esposta al Padiglione di Arte Contemporanea di Milano, oltre alle numerose installazioni presenti all’interno della mostra “Poesia Viva”.

Con la poesia di strada, nasce il concetto di agire poetico e dal 2003 in avanti ivan non ha mai abbandonato la dimensione pubblica del far poesia tra le vie. Dopo la prima scaglia su muro, scritta sul parapetto della darsena di Milano nel Dicembre 2002, ivan ha continuato un lungo percorso di sperimentazione poetica che lo ha portato a scrivere versi e parole tra le strade di tutto il mondo. Dal Libano ad Haiti, da Amsterdam a Barcellona fino a Parigi, l’Avana, il Messico e molte altre città e comunità nel mondo. Un lungo verso che lo ha portato ad essere considerato, ad oggi, il riferimento principale per il neonato movimento della Poesia di Strada che propone e promuove nuove tecniche e contenuti spezzando il confine elitario della poesia e diffondendosi liberamente in piazza, nelle strade e tra la gente.

Quella di ivan è quindi “una rivoluzione al servizio della poesia” dove tutto viene trasformato in materia poetica destinata ad una fruizione libera e pubblica dove, tanto il poeta quanto il suo lettore, sono parte di una magnifica tensione sull’agir poetico.