Coinvolgimento passivo.

Come sostiene il filosofo Žižek, il kantiano Tu puoi perché devi si è trasformato nel Tu devi perché puoie dal momento che possiamo documentare e condividere tutto in tempo reale ci sentiamo in dovere di farlo. Un tempo ai concerti si alzavano le mani al cielo, alcuni i pugni, oggi si alza lo smartphone e ci si guarda dentro.

Questa nuova logica della fruizione ha, di conseguenza, creato una nuova forma di diffusione dei contenuti, una sorta di partecipazione mediata, il cui processo di fruizione può essere riassunto in quattro possibili contesti.

1) Esperienza passiva: un’osservazione passiva e monodirezionale. Pensiamo allo spettatore davanti alla televisione.

2) Esperienza attiva: un’esperienza attiva multi-direzionale. Pensiamo alle molte forme di comunicazione esperienziale.

3) Esperienza attiva-passiva: in questo caso si tratta di una partecipazione mediata di un utente, quindi attiva, ma che a sua volta genera una nuova esperienza passiva per un altro utente. Pensiamo a un giovane che partecipa a un concerto (esperienza) e ne riprende una parte attraverso il suo smartphone (mediata) e la condivide su Facebook (attiva). A questo punto un suo amico guarda il video condiviso che è, di fatto, un’esperienza passiva monodirezionale, al pari di una pubblicità in televisione, generata però non più da un’azienda o da un cantante ma da uno spettatore o da un utente.

4) Esperienza passiva-attiva: in questo caso si tratta di una partecipazione passiva e distante ma che genera un coinvolgimento. Quello che viene chiamato “Passive Engagement”, il coinvolgimento passivo che proviamo nel momento in cui ci sentiamo parte di una vita che non è la nostra. Pensiamo a quando percepiamo empatia per persone che non conosciamo ma che sui Social seguiamo da anni e quindi ci immedesimiamo in loro.