Là dove noi andiamo, tutti vanno.

«La nebbia era diventata così fitta che, sebbene fosse l’alba, non si vedeva nulla a dieci passi di distanza. I cespugli sembravano alberi immensi; i pianori, burroni e scarpate. Dappertutto, da ogni parte, poteva accadere di scontrarsi con il nemico, senza poterlo scorgere a dieci passi di distanza. Ma le colonne marciarono a lungo sempre nella stessa nebbia, scendendo e risalendo alture, costeggiando frutteti e recinti, attraverso luoghi nuovi di cui non riuscivano a comprendere la configurazione, senza imbattersi mai nel nemico. Al contrario: ora davanti, ora alle spalle, da ogni parte i soldati constatavano che altre colonne russe marciavano nella stessa direzione. E ogni soldato provava un senso di sollievo in fondo al cuore, perché sapeva che là dove lui andava – ossia chissà dove – andavano molti altri, molti altri dei nostri.»

Questo passaggio tratto dal monumentale “Guerra e Pace” di Lev Tolstoj, descrive molto bene il senso di sicurezza che dà ai soldati il sapere di far parte di un gruppo tutti insieme. Sapere che una follia, forse, in fondo non è una follia se tutti ne fanno parte.

È un ottimo esempio di quello che in psicologia comportamentale viene chiamata Peer Pressure: se chi ci circonda la pensa in un modo, noi tendiamo a pensarla alla stessa maniera.

Oggi viviamo un’epoca in cui la maggior parte delle informazioni sono “pre-giudicate” da altre persone prima di noi influenzando il nostro giudizio e facendoci pensare che qualcosa sia valido o vero, anche quando non lo è.

Oggi viviamo un’epoca in cui la maggior parte delle informazioni sono “pre-giudicate” da altre persone prima di noi. I Like sotto un post, le visualizzazioni sotto un video, i cuoricini sotto una foto, hanno lo stesso effetto su di noi del gruppo di soldati che avanzano tutti insieme tutti nello stesso modo. Influenzano il nostro giudizio e ci fanno pensare che qualcosa sia valido o vero, anche quando non lo è.