Ipocondria mediatica.

“Se un tempo avere potere significava avere accesso all’informazione, oggi avere potere significa sapere cosa ignorare.”
– Y. Harari

Riceviamo sempre più informazioni, da sempre più fonti e sempre più spesso. A volte in tempo reale, altre volte con poche ore di distanza dall’accaduto. Se da una parte questo è positivo, perché ci permette di osservare il mondo da più punti di vista, dall’altro rischia di alimentare un’ansia costante verso il futuro. È una reazione naturale. Una propensione innata alla sopravvivenza. Leggiamo di un’emergenza e subito pensiamo al peggio. Anche se molto spesso il peggio non accade. O, quanto meno, non accade subito. E quando accade noi siamo troppo concentrati sulla prossima possibile minaccia per accorgercene. Viviamo una sorta di ipocondria mediatica per cui tutto potrebbe accadere. E l’unico modo per tenerla a bada è mettere un filtro. Avere la capacità di capire cosa è importante e cosa non lo è. Come scrive il filosofo Harari nel suo “Homo Deus” se un tempo avere potere significava avere accesso all’informazione, oggi avere potere significa sapere cosa ignorare.