Utopia o Distopia?

L’Intelligenza Artificiale Generativa sarà un bene o un male per l’umanità?

In una recente intervista Sam Altman, CEO di OpenAI, confessa di essere al contempo entusiasta e terrorizzato dalla tecnologia che la sua azienda sta creando, in primis chatGPT.

Secondo Altman ci sono diverse possibili conseguenze negative alla diffusine di chat GPT e, più in generale, all’avvento dell’Intelligenza Artificiale Generativa. Tra queste:

❌ La disinformazione su larga scala e il proliferare di Fake News.

❌ Massicci attacchi di hacker che usano chatGPT per scrivere codice.

❌ Quello che Altman definisce “hallucination problem” ovvero la possibilità che le persone prendano per vero quello che chatGPT scrive senza controllare le fonti.

❌ L’incapacità dell’essere umano di andare alla velocità della tecnologia e quindi lasciare che le macchine prendano il sopravvento.

❌ La nascita di altri player che potrebbero costruire tecnologie simili a chatGPT senza tuttavia mettere i limiti che OpenAi sta prevedendo.

❌ La scomparsa di milioni di lavori.

Tuttavia c’è anche un enorme potenziale positivo che potrebbe permettere all’Umanità di progredire grazie a questa tecnologia. Tra i principali benefici ci sono:

✅ Creare milioni nuovi posti di lavoro e aumentare la nostra produttività così da lavorare meno, meglio.

✅ Curare tutte le malattie e rendere la sanità più accessibile per tutti.

✅ Dare un’educazione molto elevata a qualsiasi bambino nel mondo arrivando a ipotizzare un insegnamento personalizzato per chiunque.

✅ Aumentare la nostra creatività e la nostra capacità di risolvere problemi.

✅ Migliorare i nostri processi produttivi.

✅ Fare nuove scoperte.

In poche parole, trasformare questa tecnologia in un “amplificatore del potenziale umano”.

La strategia di Altam per andare più nella direzione di una Utopia, e non di una Distopia alla Terminator, è di creare questa tecnologia in maniera diffusa e non centralizzata. Condividerla fin da subito così da aggiustarla, migliorarla e renderla più accessibile.

La preoccupazione maggiore di Altman infatti, non è la tecnologia in sé ma la tecnologia nelle mani sbagliate.

La tecnologia è un mezzo, quello che fa la differenza è per cosa questo mezzo viene utilizzato e soprattutto da chi viene utilizzato.

Come successo in passato con Internet e con i Social Media dunque la responsabilità di come questa tecnologia si evolverà ricade su ognuno di noi. Chiunque utilizzi chatGPT avrà la responsabilità di usarlo con consapevolezza ricordandosi che quello che ha davanti è, per usare le parole di Altman, un “reasoning engine”, uno strumento per fare ragionamenti, e non un “fact database”, un database di verità.