La scuola immutabile.

Bellissimo grafico del World Economic Forum che mi ha fatto molto pensare (sia come padre, sia come docente).

Dei 21 set di attitudini proposti come elementi chiave nella formazione dei prossimi cittadini del mondo, quanti vengono oggi insegnati a scuola?

Per quella che è la mia esperienza di padre di due figli alle elementari poche. Troppo poche.

(Se però hai esperienze diverse e positive scrivile nei commenti, serve condividere casi virtuosi, anche perché sono sicuro ci siano, grazie.)

Nell’attuale sistema scolastico non sembra esserci molto spazio per discipline come la creatività, il senso critico, la programmazione, il problem solving, l’empatia, l’adattabilità, l’imprenditorialità, la sostenibilità… La mia impressione è che si continuano a insegnare sempre le stesse cose sempre nello stesso modo.

Estremizzando un po’ la situazione, basta pensare che se prendo il quaderno di italiano o di matematica di mio figlio più grande che va in terza elementare è molto simile, tanto nei contenuti quanto nella forma, a quello che avevo io in terza elementare negli anni Ottanta e che, a sua volta, non era poi così diverso da quello di mio padre che andava in terza elementare negli anni Sessanta.

Tre generazioni, cinque decadi in cui è accaduto di tutto: la fine della Guerra Fredda, la caduta del muro di Berlino, la globalizzazione, la televisione prima e Internet poi, l’Euro, il cambiamento climatico e la crisi finanziaria.

Tutto è cambiato e tutto sta cambiando sempre più in fretta. Eppure la scuola sembra rimanere così: immutabile.

Persino di fronte al Covid è rimasta impassibile. Certo, per qualche mese abbiamo fatto la Didattica A Distanza, ma quali innovazioni ha portato? Nessuna. È cambiato il mezzo (al posto dell’aula c’era il computer di casa) ma le logiche e i contenuti sono rimasti identici.

Adesso arriva l’Intelligenza Artificiale Generativa, cosa pensa di fare la scuola di fronte a questa rivoluzione?

Non possiamo permetterci il lusso (e la comodità) di far finta di nulla. E, tanto meno, possiamo pensare di fermare l’avanzata di questa tecnologia. Sta cambiando il mondo e continuerà a cambiarlo. Prendiamone atto.

Quello che possiamo fare invece è capire come poter cambiare la nostra mentalità, il nostro sistema educativo e il nostro modo di fare le cose per far sì che questa tecnologia si sviluppi nella giusta direzione diventando uno strumento al nostro servizio (e non viceversa).

Pensiamo a questo:

Oggi siamo spaventati dall’idea che gli studenti possano farsi fare i compiti da chatGPT. Ma questa non è una novità. Quando è arrivata Internet alcuni studenti hanno iniziato a cercare le versioni tradotte o i compiti di matematica risolti su Google. E, prima ancora, con il telefono c’era chi si faceva dettare le soluzioni dei compiti a distanza e in aula c’era chi copiava.

Il problema dunque non è la tecnologia, ma insegnare ai nostri figli e alle nostre figlie ad appassionarsi a quello che studiano e, soprattutto, a pensare con la loro testa e non con quella di qualcun altro (la compagna o il compagno più bravo) o di qualcos’altro (in questo caso chatGPT).