AiLONE.

Secondo diversi studi la mancanza di relazioni sociali potrebbe aumentare le nostre probabilità di morire prematuramente. L’isolamento sociale è infatti associato a un aumento del 29% del rischio di malattie cardiache e del 32% del rischio di ictus.

E su questo l’Intelligenza Artificiale Generativa non penso possa aiutarci, anzi potrebbe peggiorare la situazione.

Se da una parte sono convinto dell’utilità dell’Intelligenza Artificiale per migliorare la nostra produttività, scoprire nuove cure, ridurre i lavori routinari o rischiosi per l’uomo, accelerare i nostri processi creativi e aiutarci a lavorare meno meglio, dall’altra parte sono altrettanto convinto che questa tecnologia non potrà mai sostituire l’essere umano nelle nostre relazioni sociali.

Pensiamo ai Social Media. Sebbene siano nati come strumenti per connetterci e farci sentire meno soli, sono sempre di più gli studi che dimostrano come eliminare o ridurre l’utilizzo dei Social Media abbia un impatto positivo sulla nostra autostima e sul nostro benessere mentale (ovvero meno li usiamo e meglio stiamo).

Come scrive Scott Gallaway nella sua ultima newsletter, dall’esplicativo titolo “AiLONE“, con l’Intelligenza Artificiale Generativa potremmo correre lo stesso rischio.

Già oggi esistono molti servizi sociali basati su IA: Psicologi virtuali, fidanzate e fidanzati virtuali, amici virtuali, e persino versioni di sé virtuali con cui chattare.

Grazie a tecnologie come Replika o CallAnnie infatti, film fantascientifici come “HER” si sono trasformati in scienze fantastiche con cui possiamo interagire ventiquattr’ore al giorno sette giorni su sette.

Tuttavia questi strumenti non solo non ci aiutano a sentirci meno soli ma potrebbero anche darci l’illusione di non esserlo. Potrebbero darci l’illusione di essere sempre ascoltati, di avere migliaia di amici e di essere sempre al centro dell’attenzione. E soprattutto, l’illusione della compagnia senza le responsabilità dell’amicizia.

Così che non solo ci sentiamo depressi ma in più non riusciamo neanche a capire perché lo siamo.

Il ché mi ha ricordato una vignetta che avevo letto qualche anno fa sull’Internazionale in cui c’erano due esploratori in mezzo a una giungla intenti a dare un computer portatile a un aborigeno.

Mentre glielo consegnano un esploratore dice: «Vi abbiamo portato una connessione con il mondo moderno»

E poi, l’atro esploratore aggiunge: «Il mese prossimo torniamo con gli antidepressivi»

Morale: Se vogliamo vivere più a lungo, usiamo la tecnologia e amiamo le persone, perché il contrario non funziona mai.