Le due parole che ho sentito più volte al We Make Future sul tema Intelligenza Artificiale Generativa sono:
- CONSAPEVOLEZZA: intesa come cultura e formazione.
- DATI: intesi come materia prima con cui usiamo e alleniamo la nostra IA.
Ne hanno parlato tutti, da Tim Berners-Lee a Jerry Kaplan passando per Alessio Pomaro e Giorgio Tarveniti.
CONSAPEVOLEZZA:
Questa sarà la parola che influenzerà di più il futuro dell’IA (e quindi anche il nostro futuro). Oggi infatti ci troviamo a un bivio:
Strada 1: Usiamo e useremo l’IA con consapevolezza, studiando, formandoci, imparando a scrivere prompt, conoscendo come funziona, quali sono i suoi limiti e le sue opportunità.
Strada 2: Usiamo e useremo l’IA senza consapevolezza, con superficialità, scrivendo prompt poco specifici, credendo a tutto quello che ci propone, senza controllare le fonti e senza filtrare con il nostro senso critico.
Inutile dire che la prima strada ci porterà a un futuro di progresso e benessere. La seconda invece… la seconda è molto rischiosa.
E il rischio non è un futuro “distopico” governato da macchine che pensano come persone. Ma peggio ancora da un futuro “dispotico” governato da persone che pensano come macchine.
DATI:
Il concetto non è nuovo: Garbage IN = Garbage OUT. Possiamo avere la tecnologia più potente, ma se non la alleniamo con dati di qualità e se non la interroghiamo con prompt di qualità, il risultato sarà scadente, se non addirittura controproducente (ci affidiamo a una macchina senza metterla nella condizione di lavorare al meglio).
Senza dimenticarci la “P” di GPT, che sta per Pre-Trained. Ovvero un modello pre-allenato su miliardi di dati. Ma da dove vengono questi dati? Inutile dire che per il 50% provengono dagli Stati Uniti e dunque