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L’ultima canzone dei Rolling Stones, “Angry”, è forse una delle migliori che la band britannica ha fatto nelle ultime due decadi.

E anche il video merita. Però… mi ha suscitato quella strana sensazione di nostalgica noia che avevo provato dopo aver visto Indiana Jones 5.

Il video è semplice ma efficace. Una bella ragazza su una bella macchina rossa che gira per le strade di Los Angeles ballando e ascoltando “Angry”. Attorno a lei decine di Billboard animati con una versione giovane dei Rolling Stones che, grazie al DeepFake e al Lip sync, cantano il loro ultimo singolo.

Perché trasformare miti del passato in una sorta di Frankenstein dell’intrattenimento, quando potremmo creare nuovi miti?

Questa moda di proporre versioni giovani di icone del Novecento la trovo già polverosa. Tecnicamente si può fare. Potremo andare avanti a vedere film di Indiana Jones con Harrison Ford o video di nuove canzoni dei Rolling Stones con una versione di Mick Jagger ventenne potenzialmente per sempre, anche tra cent’anni.

Ma ha senso? Forse no.

Perché trasformare miti del passato in una sorta di Frankenstein dell’intrattenimento, quando potremmo creare nuovi miti?