La responsabilità della consapevolezza.

“Coloro che ti fanno credere a delle assurdità ti fanno fare delle atrocità.”
– Voltaire

Questa settimana ho seguito con un certo interesse l’attacco al Congresso USA, un’azione che non posso che vedere come un tragicomico Gran Finale dell’epoca Trump. Nel particolare mi ha colpito lo scarico di responsabilità che ha fatto seguito agli accadimenti del 6 Gennaio. Trump, dopo aver ispirato e sostenuto i dimostranti, li ha scaricati e condannati. Twitter e Facebook, dopo aver dato voce per anni a Trump e ai suoi deliranti messaggi complottistici (primo fra tutti quello su Obama), ha bloccato o sospeso il suo account.

Per decenni, i Social Media hanno fatto profitti da Media Company senza prendersi le responsabilità di una Media Company, proteggendosi dietro la Section 230 che tutela i proprietari dei siti web dalla responsabilità di quanto viene pubblicato dai loro utenti. Sebbene abbiano fatto di tutto per posizionarsi come tali, non dobbiamo dimenticarci che Twitter, Facebook e YouTube non sono organizzazioni no-profit che si battono per la libertà di parola. Sono delle Corporation che macinano utili stellari vendendo pubblicità al miglior offerente. E sulle loro piattaforme possono fare quello che vogliono in base ai loro interessi.

Su questo tema, ti consiglio di vedere il discorso che Sacha Baron Cohen ha tenuto in occasione dell’Anti-Defamation League. In 24 minuti, l’attore britannico si scaglia contro Google, Twitter e Facebook accusandoli di fare profitto senza preoccuparsi dei contenuti su cui fanno profitto: «Se Facebook fosse esistito negli anni Trenta, avrebbe permesso ad Hitler di postare pubblicità mirate sulla sua soluzione finale al “problema degli ebrei”».

E questo è uno dei grandi pericoli dei nostri tempi. In nome della libertà di parola stiamo dando a chiunque la libertà di diffondere la propria verità. Anche quando è una bugia. Tuttavia, come giustamente sottolinea Sacha Baron Cohen: «Freedom of speech is not freedom of reach». La libertà di parlare non vuol necessariamente dire la libertà di raggiungere milioni di persone: il fatto di avere un mezzo non giustifica il messaggio.

Tornando ai fatti del 6 Gennaio (ma rimanendo all’interno di grandi attori che fanno grandi discorsi), devo ammettere che l’intervento che più mi ha colpito è stato quello di Arnold Schwarzenegger (lo puoi vedere qui) che ha paragonato l’assalto al Congresso alla Notte dei cristalli, ha liquidato Trump definendolo «irrilevante come un vecchio tweet» e, con una massiccia dose di patriottismo austro-americano, ha invitato le persone a riflettere sulle conseguenze di dare per scontata la Democrazia, chiudendo con un finale alla Conan (con tanto di spada) che riassume in poche parole la resilienza americana: «Ne usciremo più forti, perché oggi sappiamo cosa possiamo perdere».

Negli ultimi settant’anni abbiamo guadagnato molti diritti e molte libertà, ma anche alcune responsabilità, tra queste la responsabilità (e il dovere) della consapevolezza. Oggi dobbiamo essere consapevoli delle conseguenze delle nostre azioni. Consapevoli dei contratti che sottoscriviamo, del voto che esprimiamo, dei mezzi che usiamo per informarci, delle aziende cui diamo le nostre informazioni e i nostri dati. Perché, come scriveva Voltaire, coloro che ci fanno credere a delle assurdità ci fanno fare delle atrocità.