Fattore C.

Scott Hassan è considerato il terzo fondatore non ufficiale di Google. Nel 1995 Hassan lavorava come ricercatore nel dipartimento di informatica di Standford dove ebbe l’occasione di conoscere Larry Page e Sergey Brin che, proprio in quel periodo stavano lavorando a un progetto di ricerca chiamato BackRub che poi diventerà Google.

A quei tempi il codice alla base del motore di ricerca aveva molti bug e Hassan passò tre mesi a riscrivere gran parte del codice per il motore di ricerca originale di Google. Qualche anno più tardi, quando Page e Brin fondarono Google, proposero ad Hassan di comprare alcune azioni della società. Hassan accettò e comprò 160.000 azioni di Google per 800 dollari. Dopo più di vent’anni, quelle azioni valgono circa 13 miliardi di dollari.

Come considerare il caso di Scott Hassan? Il fatto di aver investito 800 dollari nelle azioni di una neonata startup che in vent’anni lo hanno reso un miliardario può essere considerato il frutto di un’oculata valutazione dei propri investimenti? Basta questo caso per fare di Scott Hassan uno dei migliori investitori al mondo? Ovvio che no. Guadagnare 13 miliardi di dollari a fronte di un investimento da 800 dollari è un colpo di fortuna più unico che raro. Un evento dove il fattore C, che qui intendo come Caso, ha una rilevanza molto importante.

Tuttavia, come sottolinea il filosofo Taleb, nessuno accetta il caso come causa del proprio successo, ma solo del proprio fallimento. Ed è vero, uno degli errori più grandi che possiamo fare come investitori o come imprenditori è confondere la fortuna con il talento. Dare troppo peso al risultato e troppo poco al processo che ha portato a quel risultato. Soprattutto di fronte a un successo.

Come sottolinea il filosofo Taleb, nessuno accetta il caso come causa del proprio successo, ma solo del proprio fallimento. Ed è vero, uno degli errori più grandi che possiamo fare come investitori o come imprenditori è confondere la fortuna con il talento.

Celebriamo fortuiti successi basati su processi o calcoli errati (tra tutti, l’incredibile caso di Cristoforo Colombo) mentre dimentichiamo o addirittura denigriamo casi di insuccesso basati però su idee o processi validi e che magari non si sono realizzati per merce coincidenze del destino.

Tuttavia la storia di Scott Hassan può insegnarci qualcosa sul Fattore C. Può darci una mappa per districarci nell’imprevedibile gioco del destino. Ci sono infatti due variabili che possono accrescere la nostra possibilità di influenzare il destino e aumentare le nostre possibilità di avere successo.

  • Variabile 01. Quantità.
  • Variabile 02. Contesto.

Cominciamo con la prima variabile, la quantità. Un giorno una mia amica (che fa l’imprenditrice), mi disse: «È incredibile, più mi faccio il culo, più ho culo». Il che mi ha fatto pensare a una frase che avevo letto su un libro di Bo Peabody (anche lui imprenditore): «Il modo migliore per assicurarsi che accadano cose fortunate è assicurarsi che accadano molte cose». Ed è vero. Spesso delle persone si ricordano solo i colpi di fortuna che hanno avuto, ma si dimenticano tutto il lavoro che hanno dovuto fare per arrivare a quella fortuna. E questo può portare a pensare che la fortuna sia una questione di casualità, quando spesso è anche una questione di costanza. A metà degli anni Novanta, Scott Hassan era un ricercatore universitario il cui compito era aiutare gli studenti a scrivere codici che funzionassero. Immagino abbia aiutato centinaia di studenti, tra questi, due hanno creato Google.

La seconda variabile è il contesto. Scott Hassan si occupava della cosa giusta, nel posto giusto, nel momento giusto e con il giusto ruolo. Si occupava di informatica, come ricercatore a Standford negli anni Novanta. Questo accresce di molto le possibilità di incontrare, anche casualmente, la startup giusta su cui investire.