Bitcoaster.

Da quando sono stati lanciati nel 2009, i Bitcoin sono stati dichiarati morti 438 volte. E per 438 volte sono risorti. I Bitcoin sono volatili. Estremamente volatili. Chi li ha acquistati sa che si può addormentare la sera ricco e risvegliarsi povero (o viceversa). Ma del resto questa non è una novità.

Tutti i grandi cambiamenti tecnologi della storia sono coincisi con periodi di alta volatilità e bassa prevedibilità. Alla fine dell’Ottocento il diciannovesimo Presidente degli Stati Uniti, Rutherford Birchard Hayes, trovava il telefono una bella invenzione ma pensava che nessuno lo avrebbe mai voluto usare. Negli stessi anni, Thomas Edison considerava la corrente alternata una perdita di tempo e l’automobile era vista da diversi politici e manager come una moda passeggera. Nel 1943 il CEO di IBM, Thomas J. Watson, pensava che nel mondo ci sarebbe stato mercato per al massimo 5 computer. Tre anni più tardi, nel 1946, Darryl Zanuck della 20th Century Fox predisse che la televisione non avrebbe avuto alcun mercato perché la gente si sarebbe annoiata davanti a quella scatola di compensato. Nel 1977, un anno dopo la nascita della Apple, Ken Olsen, fondatore della Digital Equipment Corporation, pensava che non ci sarebbe mai stata alcuna ragione per cui la gente avrebbe voluto un computer in casa propria.

Seguendo questa scia, i molti cambiamenti che hanno segnato le ultime decadi e che ancora oggi caratterizzano l’andamento dei mercati in tutto il mondo, hanno fatto emerge una letteratura sempre più ampia riguardo alla volatilità dei nostri tempi. All’interno del fortunato saggio Il cigno nero, Nassim Nicholas Taleb ci parla di due differenti ambienti. Gli ambienti Mediocristan sicuri e statici dove è possibile utilizzare la distribuzione gaussiana e quindi prevedere eventi futuri. E gli ambienti Estremistan dove invece non è possibile utilizzare una distribuzione gaussiana, in quanto sono ambienti dinamici e imprevedibili. Questa imprevedibilità è testimoniata dall’esistenza di cigni neri, eventi rari e inaspettati di largo impatto che una volta accaduti tendono ad assumere un ruolo dominante nella storia. La direzione in cui stanno andando i mercati non sembra dunque quella della piena prevedibilità a lungo termine ipotizzata da Dostoevskij ma quella della imprevedibilità e della complessità tipica degli ambienti Estremistan. Non stupisce il fatto che oggi si parli così tanto di contesti V.U.C.A. acronimo di origine militare che descrive l’attuale ambiente competitivo come volatile (volatility), incerto (uncertainty), complesso (complexity) e ambiguo (ambiguity).

Che il contesto in cui le aziende si trovano ad operare oggi sia volatile non c’è dubbio. La volatilità è un fenomeno che riguarda tanto i settori più “giovani”, come Internet o appunto i Bitcoin, quanto settori più maturi, come ad esempio, il mercato dei metalli dove la volatilità dei prezzi tra il 2000 e il 2010 è stata sei volte maggiore rispetto a quella della decade precedente.

Oggi dobbiamo abituarci alla volatilità. Ai cambiamenti repentini e alle continue innovazioni che scandiscono il tempo della nostra vita. L’economia, così come la società, sarà sempre più simile a una montagna russa piuttosto che a un’autostrada.

Oggi dobbiamo abituarci alla volatilità. Ai cambiamenti repentini e alle continue innovazioni che scandiscono il tempo della nostra vita. L’economia, così come la società, sarà sempre più simile a una montagna russa piuttosto che a un’autostrada.