Muro filosofico #44: “Io mi sento solo” una frase che ho trovato su un muro a Milano e che mi ha fatto pensare al concetto di individualità connessa.
Con Internet si è chiuso un processo dialettico tra individuo e collettività che vedeva nel concetto di noi-la-collettività il paradigma tipico del secondo dopo guerra, poi mutato in io-la-individualità negli anni Ottanta e Novanta e infine divenuto io-la-collettività con l’inizio del nuovo secolo. Stiamo vivendo l’era dell’individualità connessa. Singoli individui che ruotano attorno a nuclei centralizzati come social network o piattaforme dove qualsiasi proprietà, esperienza o capacità può essere condivisa con la collettività.
Oggi condividiamo moltissimo, come mai prima nella storia, eppure ci sentiamo sempre più soli. Viviamo nella paura costante di essere tagliati fuori, nell’ansia che nessuno si accorga di noi o che nessuno ci ascolti. Ci stiamo costruendo micro mondi connessi dove, come nel muro filosofico di oggi, siamo circondati di “IO”. Viviamo la quintessenza di un Solipsismo vertiginoso dove tutto è solo come noi lo pensiamo.
Ovvio che ci sentiamo soli. Ovvio che siamo fragili e ipocondriaci. Non è facile sentirsi sempre con i riflettori puntati e, al contempo, sapere che non c’è un pubblico davanti a noi pronto ad ascoltarci.
E quindi come fare? Una soluzione potrebbe essere quella di girare la fotocamera del nostro smartphone verso il mondo esterno e non sempre verso noi stessi. E dunque: meno Selfie e più Otherie.