Corrente #11: Fire Movement.

Kevin è un ragazzo di 28 anni che vive a San Francisco e lavora come programmatore per una grande azienda di cloud computing. Con il suo stipendio di 165.000 dollari all’anno potrebbe condurre una vita più che dignitosa in una delle città più costose d’America. Tuttavia, Kevin, vive al limite della povertà. Dorme su un materassino gonfiabile da campeggio in una camera condivisa all’interno di una casa con cinque camere da letto. Mangia solo fagioli e riso, ha un budget settimanale di massimo 20 dollari per le attività sociali e tiene traccia di ogni spesa che fa in un meticoloso Excel.

Grazie a questo stile di vita, in quattro anni Kevin è riuscito a risparmiare circa 380.000 dollari. Ancora quattro anni di stenti e rinunce e avrà raggiunto il suo obiettivo, mettere da parte 800.000 dollari, ritirarsi in una città più economica come Minneapolis e fare solo quello che gli piace fare: suonare il violoncello, fare il volontario e programmare pro bono per le organizzazioni non profit.

Parto da questa storia per parlarti di una corrente che si sta diffondendo in tutto il mondo, il FIRE Movement, uno stile di vita il cui obiettivo è l’indipendenza finanziaria e la pensione anticipata. Un fenomeno che s’intreccia con altri trend come la “YOLO Economy” (alcuni lavoratori stanno lasciando i lavori stabili in cerca di avventure post-pandemiche) o, la più storica, “GIG Economy” (l’economia del “lavoretto”, massima espressione della precarietà lavorativa dei nostri tempi) o ancora il neonato “Tang ping”, un movimento nel quale si riconosce quella parte della gioventù cinese che si sente schiacciata da una società sempre più competitiva, dove contano solo la carriera e il potere d’acquisto.

FIRE Movement: Acronimo per “Financial Independence Retire Early” indica uno stile di vita volto all’indipendenza finanziaria e alla pensione anticipata.

Il concetto di pensionamento anticipato non è nuovo. Esiste dagli anni Cinquanta ed è stato rilanciato con il boom tecnologico degli anni Novanta. Negli ultimi dieci anni, però il FIRE Movement si sta diffondendo in tutto il mondo grazie anche a blog e guide, più o meno accreditate, che spiegano come ritirarsi a trent’anni.

Uno dei punti chiave del FIRE Movement è la regola del 4% secondo la quale, con un portafoglio di investimenti bilanciato, una persona può vivere ritirando ogni anno il 4% del valore iniziale con una bassa probabilità di rimanere senza soldi. Nel caso di uno dei guru del FIRE Movement, Mr. Money Mustache, il suo portafoglio era di 600.000 € e il suo fabbisogno annuo per una famiglia di tre persone è pari a 24.000 dollari. Il conteggio quindi è semplice e si divide in due parti:

01 / Prima dobbiamo calcolare il nostro fabbisogno economico (FI, Financial Independence) dividendo le spese annuali per il tasso di risparmio:

Spese annuali / Tasso di risparmio = FI

Nell’esempio di Mr. Money Mustache è: 24.000 / 0.04 = 600.000 dollari

02 / Poi dobbiamo calcolare quanto tempo ci mettiamo a raggiungere il nostro FI.

(FI – Quanto abbiamo già risparmiato)/Quanto possiamo risparmiare ogni anno = Tempo

Ipotizzando di avere già risparmi per 100.000 dollari e di riuscire a risparmiare 20.000 dollari all’anno avremo: (600.000-100.000)/20.000 = 25 anni.

Indipendentemente dalla sua concreta fattibilità, fenomeni come il FIRE Movement ci spingono a riflettere sulla nostra vita lavorativa e, più in generale, sul peso che diamo ai soldi. Spesso la chiave per una vita bilanciata sta infatti nella nostra capacità di capire quando, o quanto, è abbastanza.

Nel saggio “Perché Marx aveva ragione” Terry Eagleton scrive che gli uomini moderni (ovvero noi) sono circondati da una ricchezza inimmaginabile per le popolazioni di cacciatori e raccoglitori del passato, per gli schiavi dell’antichità o per i servi feudali, tuttavia finiscono con l’affrontare una vita lavorativa molto più dura e lunga rispetto a quella che potevano avere i loro predecessori. Ed è vero, oggi godiamo di un’abbondanza senza precedenti e disponiamo di una tecnologia che ci permetterebbe di fare molto di più in molto meno tempo. Tuttavia lavoriamo sempre di più e il tempo sembra non essere mai abbastanza.

Secondo l’economista Robert Skidelsky il problema è la nostra insaziabilità. È vero, siamo diventati più ricchi, ma abbiamo perso il nostro purpose, ovvero ciò che dà senso alla nostra esistenza. Perché lavoriamo? Per guadagnare soldi? E per cosa ci servono questi soldi? Non fraintendermi, i soldi sono importanti. Sono l’ossigeno per le nostre azioni. Ma esattamente come non viviamo per respirare ma respiriamo per vivere, allo stesso modo dovremmo guadagnare per fare qualcosa e non fare qualcosa (di tutto) per guadagnare. I soldi sono uno strumento e, in quanto tale, vengono dopo il bisogno, o dopo il desiderio. Non prima.

Quando stiamo cercando un nuovo lavoro, la domanda che dovremmo farci non è quale lavoro vogliamo fare, o quanto vogliamo guadagnare, ma quale stile di vita vogliamo avere. Qual è il nostro purpose. E trovare (o inventarci) un lavoro che ci permetta di raggiungerlo. Talvolta confondiamo il fine con il mezzo e questo può generare in noi stress, ansia e frustrazione. Passiamo le giornate a fare cose che non ci piacciono e, come se non bastasse, non riusciamo a mettere da parte nulla. Ci lasciamo trascinare dal vortice della quotidianità. C’è un termine che ricorre spesso in filosofia fin dai tempi dei presocratici: eudemonìa, che potremmo tradurre letteralmente come “essere guidati da uno spirito buono” da cui l’idea di felicità come scopo fondamentale della vita. La ricerca della felicità o del benessere potrebbe essere un buon punto di partenza per cercare il nostro purpose. Domandarsi prima: cosa ci fa stare bene? o cosa ci fa sentire vivi o realizzati? Poi di quanti soldi abbiamo bisogno per vivere, e infine chiedersi quale lavoro ci permette di avere il contesto e la serenità economica per ciò che ci fa stare bene.

Concludo con due link utili. Su questa pagina puoi fare un test per trovare il tuo purpose. Mentre questo sito permette di calcolare a che età possiamo andare in pensione. Buon lavoro!