Corrente #83: Goblin Mode.

Ogni volta che guardo una mostra, un documentario o un archivio fotografico della Prima Guerra Mondiale, rimango sorpreso da un piccolo dettaglio: tutti i soldati al fronte hanno sempre il viso perfettamente rasato. Magari è un caso, o magari è perché, purtroppo, molte delle persone che hanno combattuto e sono morte nella Prima Guerra Mondiale erano così giovani che ancora non avevano una vera e propria barba.

Oppure questo piccolo dettaglio era dovuto al fatto che farsi la barba era un modo per consegnare alla morte una goccia di splendore o, al contrario, per celebrare ogni secondo di vita che gli rimaneva da vivere. Fatto sta che neanche il disastro terrificante di una trincia fatta di morti, fango e carestie era per quei soldati una giustificazione per non prendersi cura di sé.

Magari è una visione romantica di un qualcosa che di romantico non aveva nulla, tuttavia è qualcosa cui non posso non pensare di fronte al proliferare di fenomeni come il Goblin Mode, un termine, assurto a parola del 2022 dell’Oxford English Dictionary, usato per indicare uno stile di vita trasandato e indifferente al giudizio altrui, caratterizzato da uno scarso livello di igiene e cura di se stessi.

Una sorta di manifesto dell’indifferenza e del lasciarsi andare come forma di protesta verso un mondo dominato dall’apparenza, dall’estetica dei social e dalla cultura del successo, il tutto esasperato da anni di pandemia, crisi e isolamento sociale.

Il Goblin Mode degli anni Venti non è il Punk degli anni Settanta. Manca di quella carica nichilista guidata dalla volontà di sovvertire il sistema. E, senza questo spirito, il Goblin Mode rischia di rimanere un fenomeno fine a se stesso.

Per quanto le motivazioni all’origine di questo fenomeno possano essere condivisibili, la sua espressione (trasformarsi in un Goblin, imbruttirsi fregandosene di tutto e, in primis, di se stessi), è discutibile e nasce da un’incapacità di reagire attivamente per cambiare quello che non accettiamo e che pensiamo andrebbe cambiato.

In quest’ottica, il Goblin Mode degli anni Venti non è il Punk degli anni Settanta. Manca di quella carica nichilista guidata dalla volontà di sovvertire il sistema. E, senza questo spirito, il Goblin Mode rischia di rimanere un fenomeno fine a se stesso. L’ennesimo tentativo di urlare qualcosa sui Social Media senza tuttavia aver nulla da dire.