iMirror.

In molti locali o appartamenti dello Stato di A, descritto nel romanzo T.E.R.R.A., è possibile trovare gli iMirror, specchi dotati di intelligenza artificiale che modificano le immagini riflesse per dare l’illusione alla persona che si specchia di essere più in linea con i canoni estetici del tempo e quindi sentirsi più accettata.

Oggi gli iMirror non esistono, ma esistono i Social Media ed esistono i filtri che le persone utilizzano per modificare i selfie o le fotografie che ogni giorno postano sui propri profili. Questo fenomeno è talmente diffuso che esiste un termine, Yassifare, che indica l’atto di alterare artificiale un’immagine, generalmente il ritratto di una persona, attraverso l’utilizzo di una massiccia quantità di filtri che eliminano le imperfezioni e standardizzano i lineamenti. Uno degli esempi più famosi di questa pratica è l’account Twitter YassifyBot dove il suo fondatore condivide con quasi 200.000 follower immagini yassificate di quadri e personaggi famosi.

Yassifare indica l’atto di alterare artificiale un’immagine, generalmente il ritratto di una persona, attraverso l’utilizzo di una massiccia quantità di filtri che eliminano le imperfezioni e standardizzano i lineamenti.

Di per sé, la Yassify non sorprende. Tra Social Media, Selfie, Photoshop e culto dell’apparenza era scontato che si arrivasse a una percezione artefatta dell’estetica, tanto che oggi i filtri di bellezza sono l’applicazione più diffusa della realtà aumentata. Con tutte le implicazioni negative che questo comporta. Dalla Dismorfia (l’eccessiva preoccupazione per un difetto fisico non presente o solo leggermente osservabile dagli altri) alla frustrazione e all’ansia generate dal non sentirsi all’altezza degli standard di bellezza che vediamo sui Social Media.

Quello che sorprende però, è come si stia contemporaneamente diffondendo un fenomeno opposto alla Yassify: il bisogno di “Realness”. Se da una parte infatti le persone rendono i propri ritratti più artefatti e irreali, dall’altra grandi Brand e case di moda fanno di tutto per sembrare più genuini e reali.

Se da una parte le persone rendono i propri ritratti più artefatti e irreali, dall’altra grandi Brand e case di moda fanno di tutto per sembrare più genuini e reali.

Nascono così trend come i Genuinfluencers, influencer che puntano ai contenuti più che all’apparenza, o lo Scheumorfismo digitale, software e applicazioni che imitano il mondo reale, o ancora piattaforme come il “Anti Selfie Selfie Club” Poporazzi o il social network BeReal dove condividere la propria vita reale senza filtri. Alcuni brand inoltre stanno abbandonando i servizi fotografici patinati optando per testimonial e location più inclusivi e vicini alle persone. Come nel caso di Victoria’s Secret che per una delle sue ultime campagne ha scelto sette donne più famose per il loro impegno che per il loro aspetto fisico. Oppure nel caso di fenomeni come la virale tendenza di pubblicare foto brutte (ma vere) su Instagram.

Le radici di questo fenomeno possono essere ritrovate in due euristiche. La prima è quella che in campo marketing viene chiamata “Mirroring”, più un Brand ci sembra simile a noi, più siamo propensi a sceglierlo. La seconda invece è la “Effort Heuristic”: in un mondo sempre più digitale, dove sempre più prodotti sono fatti artificialmente, gli oggetti e i servizi “fatti a mano da umani” con piccole imperfezioni che li rendono unici e originali, sono e saranno sempre più apprezzati.