La vita è un viaggio.

I Miljian
I Miljian hanno una storia personale e professionale bellissima. Si conoscono (e si innamorano) a Firenze, poi si trasferiscono a Parigi, vivono lì per un po’ e poi tornano a Firenze. Nel 2015 nasce il loro primo figlio, Teo, e un anno più tardi nasce la seconda figlia, Lia. Nel frattempo aprono un blog sulla loro vita e sulle loro abitudini (likemiljian.com), all’inizio lo usano principalmente per condividere quello che fanno con amici e parenti lontani, ma in breve tempo li iniziano a seguire migliaia di persone, tanto che il blog diventa una delle principali fonti di reddito della famiglia. Poi in una calda sera fiorentina, seduti per terra sotto la finestra della cucina, prendono la più grande decisione della loro vita (fino ad ora…): mollare tutto e partire per un lungo viaggio in giro per il mondo, solo loro due e i loro due bambini. Così prendono un biglietto di sola andata per Dubai e da lì, il 5 Settembre 2017, partono per un lungo viaggio (che dura ancora oggi).

 

 

Intervista

Mi raccontate perché? Cosa vi ha spinto a lasciare comfort zone e abitudini alle spalle per lanciarvi in questo straordinario (ma anche molto faticoso immagino) progetto? E dopo quasi 300 giorni in giro per il mondo se poteste tornare indietro rifareste tutto allo stesso modo?

Eravamo in un momento particolare della nostra vita. L’idea di vivere un’esperienza incredibile ronzava perennemente nelle nostre teste da tempo. Abbiamo creato due aziende nello stesso periodo: così, lavorando sul tavolo della cucina, sempre insieme, con i bambini che correvano attorno. Entrambe, in ogni loro dettaglio, erano state concepite per essere “esportabili”. Oggi a Firenze, domani a Parigi, dopodomani chi lo sa. Siamo una famiglia della nuova generazione, multiculturale, come oggi se ne vedono sempre di più. Julien è francese, Miki italiana. I bambini mangiano pizza e croissant, con doppio passaporto. L’idea del viaggio l’abbiamo già per definizione nelle nostre vene. E’ stata una scommessa su noi stessi, ci siamo detti che poteva diventare il nostro lavoro. E così, proprio quella sera, seduti sotto la finestra della nostra cucina, abbiamo preso la grande decisione. Abbiamo fatto sì che noi e le nostre due valigie diventassimo la nostra unica casa. Abbiamo investito ogni nostra energia sul progetto. Stare sempre insieme, tutti e due, tutti e quattro, questo è ciò che ci anima. Da lì alla poltrona dell’aereo il passo è stato breve.

 

Professionalmente parlando, noi Millenials siamo dei “nativi precari”. L’idea di entrare a 20 anni in un’azienda come stagisti e uscirne a 60 come manager con tanto di pensione, è qualcosa che non ci appartiene. Di fronte a questa realtà, c’è chi tende a disperarsi nell’illusione vana che tutto torni come un tempo oppure chi, come voi, coglie l’opportunità per costruirsi un proprio futuro professionale che lo rispecchi e gli permetta di realizzarsi. Quali sono secondo voi i vantaggi di lavorare nel mercato del lavoro di oggi?

La libertà. L’apertura. La creatività. Viviamo in una società in cui se ci sediamo a tavola con i CEO delle più importanti start-up di oggi rimarremmo colpiti dal sapere che la maggior parte di loro esce da una storia di fallimento agli studi. Un percorso fermo, prestabilito, come una trincea da cui sembra impossibile fuggire, permette a coloro che hanno voglia e creatività a sufficienza per far valere la propria libertà di costruire le proprie scale per, da quella trincea, uscirne a modo loro. Basta avere idee, basta crederci e convincere chi ci vuole credere insieme a te, basta aver voglia di notti insonni quanto ci vuole. Costruirsi da soli oggi il proprio curriculum vale. Nulla tornerà mai come prima. Ed è questa la cosa più elettrizzante. Perché quel domani possiamo costruirlo noi.

Nulla tornerà mai come prima. Ed è questa la cosa più elettrizzante. Perché quel domani possiamo costruirlo noi.

Io ho due figli, uno di un anno e uno di tre. E ogni volta che dobbiamo fare un viaggio è un misto di ansia, meraviglia e giganteschi sbattimenti. Quando ho visto per la prima volta la vostra pagina Instagram ho avuto una sensazione a metà strada tra l’invidia e l’ammirazione. Ho pensato: «Ma come fanno ad essere sempre così belli, rilassati e organizzati?». E penso che in molti si siano fatti la stessa domanda. Secondo la vostra esperienza, quali sono le 10 cose necessarie per fare il giro del mondo con la propria famiglia e trasformare questa attività nel proprio lavoro?

Forse ne basterebbe una sola: solidità. Di coppia, in primis. Le cose si fanno insieme. Lavoro, bambini, organizzazione del viaggio, piegare i vestiti lavati, disfare le valigie, cambiare i pannolini e inviare preventivi. Bisogna avere una coppia solida, che si rispetta e si aiuta.

 

Solidità mentale: niente stress. Per i nostri figli siamo un modello, prendono ispirazione da noi per sapere come comportarsi, come parlare, come agire. Se ci sentono stressati, lo diventano per forza anche loro. È logica. Calma, relatività. Ce la si fa.

 

Solidità fisica: bisogna prepararsi al più grande sforzo fisico mai visto. Viaggiare consuma energia. Personalmente, penso di aver perso la metà dei miei capelli. Quando ho chiesto un consiglio medico, mi è stato risposto: “Hai visto quello che fai? Al posto tuo chiunque li perderebbe”. Ebbene, i capelli superstiti saranno fieri di aver vissuto il mondo intero,ed io sono fiera di loro. Bisogna tenersi allenati, conoscere il proprio corpo e prendersene cura.

 

Solidità caratteriale: il viaggio mette alla prova. Il momento del faccia a faccia finale con le proprie debolezze. È un completo salto nel vuoto, una navetta spaziale che si allontana alla velocità della luce dalla propria comfort zone. Bisogna amare questa sensazione. Bisogna amare quello spaesamento che provi guardando dal 70mo piano di un grattacielo a Kuala Lumpur. Bisogna crederci fino in fondo nel fare di questo il proprio business. Noi non abbiamo più un giorno libero: niente weekend, niente momento “ora mi metto sul divano e guardo un film”. Niente Domenica, zero aiuti (non abbiamo babysitter), quando i bambini dormono mettiamo il turbo. Lavoriamo spesso la sera e la notte, e poi di giorno maciniamo chilometri. Abbiamo avuto forti momenti di debolezza anche noi, ma non ci siamo mai pentiti.

 

Le restanti sei cose?
  1. Coraggio, senza dubbio, ben marinato ad un pizzico di follia.
  2. Una buona assicurazione sanitaria.
  3. Una famiglia di supporters.
  4. Positività.
  5. Voglia. Di qualsiasi cosa. Avere voglia. (ciò che permette di vivere senza quel “ora mi metto sul divano e guardo un film”)
  6. E due buone e solide valigie.

 

Voi siete la prova che si può vivere seguendo il proprio sogno o la propria passione, per farlo però serve trovare un modello di ricavi che permetta quanto meno di coprire i costi. Immagino che il vostro progetto abbia dei costi importanti. Posso chiedervi come siete riusciti a renderlo sostenibile anche da un punto di vista economico? Avete fatto delle partnership tecniche? Avete degli sponsor? Continuate a lavorare come freelance?

Abbiamo fatto di una passione una professione. Siamo giornalisti di viaggio, produttori di contenuto. Ciò significa che noi viviamo il viaggio al 100%, e poi lo raccontiamo con lo spirito di chi ha voglia di condividere. Questo ci ha permesso di avere parecchie persone che quotidianamente viaggiano insieme a noi. Abbiamo una nostra società di produzione, e siamo freelance. Scrittura, fotografia, montaggio video e consulenza. Lavoriamo essendo itineranti, con zero spese fisse. Non abbiamo una casa, nessuna bolletta da pagare. E’ uno stile di vita senza dubbio dispendioso, per questo ci diamo continuamente da fare per aumentare il lavoro sempre di più. Siamo inoltre diventati esperti dello spendere poco. Abbiamo le nostre strategie 😉 .Grazie al cielo, inoltre, siamo due (troppo e troppo spesso) perfezionisti, quello che facciamo lo facciamo bene, e questo ci ha permesso di avere dalla nostra parte società amanti del viaggio quanto noi. Sono diventate nostri partners, nostri clienti e collaboratori. Continuiamo a lavorare (anzi, più di prima), ma da scrivanie diverse ogni giorno. E’ fattibile? Con intelligenza e tanta buona volontà, si.

Le cose si fanno insieme. Bisogna avere una coppia solida, che si rispetta e si aiuta.

 

Qualche domanda veloce

Quando a una cena vi chiedono cosa fate di lavoro, cosa rispondete (in una parola)?

Giornalisti di viaggio

Se trovaste una macchina del tempo (funzionante…) e poteste fare un solo viaggio, dove andreste a vivere? Nel passato o nel futuro?

Miki: nel passato, senza dubbio. Anni 20, a Parigi.
Julien: viaggio diretto verso la Firenze degli anni 50.

Se ci fosse una sola cosa che vorreste che i vostri figli ricordassero di questa esperienza, quale sarebbe?

I sorrisi di ogni persona che hanno incontrato, i colori di ogni posto che hanno vissuto, l’umiltà con cui si sono seduti ad ogni tavola.

Se poteste scrivere una sola parola su un grosso billboard nella piazza principale di una città, quale città e quale parola scegliereste?

Miki: “Invita a cena chi hai alla tua destra” nello Shibuya Crossing, a Tokyo, l’incrocio più calpestato del pianeta. Non è una sola parola, ma ne vale la pena. Penso che mi divertirei da morire a guardare le reazioni.
Julien: “Sii ciò che sogni” all’uscita della metro di Times Square a New York.

Ora siete giornalisti di viaggio, quando tornerete avete già pensato quale sarà il prossimo lavoro che vi inventerete?

Assolutamente si. Vogliamo fare quello che ci viene meglio. Le parole chiave sono viaggio e famiglia. Abbiamo un paio di idee su come aiutare gli altri a poter mettere insieme le due cose.

Cosa vi spinge di più a lavorare? Fare soldi (making money), o fare qualcosa che dia un senso alla vostra vita e abbia un impatto sul mondo (making meaning)?

Ad oggi sono più le proposte che rifiutiamo di quelle che accettiamo. La nostra priorità è la felicità. I soldi forse non sono nemmeno nella nostra Top 5. Lavorare per soldi è la fine della libertà. E noi, si sa, si vede, alla nostra libertà, ci teniamo molto. 😉