Essere vs far finta d’essere?

Incrociando il grafico sopra con quello poco sotto, verrebbe da pensare che già oggi l’Intelligenza Artificiale possa performare meglio dell’amo in diverse attività intellettuali come la scrittura o la comprensione dei testi. Nel grafico in alto infatti viene indicato come 0 il punto in cui l’Intelligenza Artificiale ha ottenuto un punteggio maggiore rispetto a un umano in test relativi al linguaggio o al riconoscimento di immagini. Il grafico qui sotto invece indica una stima di tempo prima che le macchine siano in grado di generare testi, immagini o video al pari di un essere umano.

Entrambi i grafici indicano un dato chiaro: negli ultimi anni l’Intelligenza Artificiale è sempre più intelligente e creativa e nei prossimi anni lo sarà sempre di più e sempre più in fretta.

È dunque la fine del predominio intellettuale dell’uomo sulla macchina? No, o meglio, non necessariamente. L’Intelligenza Artificiale è ancora molto distante dall’intelligenza umana. Può scrivere testi e generare immagini, ma c’è una bella differenza tra la capacità di riprodurre qualcosa e produrre qualcosa, e quindi concepirla, avere l’idea creativa che porta alla realizzazione di un testo o di un’opera d’arte.

È un tema che ci riporta alla distinzione quasi filosofica di “Essere Qualcosa” contro “Far Finta d’Essere Qualcosa”. Il fatto di sapersi fingere intelligenti non vuol dire essere realmente intelligenti.

L’intelligenza non sta tanto nella capacità di produrre qualcosa, ma nel saperla concepire. Nell’avere l’idea creativa. Non solo nel saperla realizzare. Come sosteneva Bruno Munari infatti «quando qualcuno dice: questo lo so fare anch’io, vuol dire che lo sa rifare altrimenti lo avrebbe già fatto prima». Il tema, dunque, non è tanto saper fare qualcosa, ma saperlo pensare. La vera domanda da farsi non è «Questo potevo farlo anche io?» ma «Questo potevo pensarlo anche io?» e molto spesso la risposta è no.