Il pessimismo è un lusso che non possiamo più permetterci.

All’inizio del documentario “Requiem For The American Dream” l’attivista americano Noam Chomsky racconta come, durante la crisi del ’29 in Americana, nonostante ci fosse molta povertà e disoccupazione (molto più di oggi), le persone avessero la convinzione che le cose sarebbero andate meglio. C’era un reale senso di speranza verso il futuro. Cosa che oggi, secondo Chomsky, non c’è più. Sono d’accordo e penso che oggi il pessimismo sia un lusso che non possiamo più permetterci. Forse un tempo, durante Les Trente Glorieuses – i trent’anni dal 1945 al 1975 in cui le economie dei Paesi sviluppati avevano una crescita costante – potevamo anche permetterci di essere pessimisti, tanto le cose attorno a noi accadevano comunque. L’economia girava. Molti Paesi, come l’Italia o la Francia erano in pieno boom economico. Se perdevi il lavoro ne trovavi un altro poco dopo. Oggi non è più così. In Europa il tasso di disoccupazione ha superato il 10% e quello di inattivi è ancora più alto. Non possiamo più lasciarci andare al pessimismo. Ritrovare fiducia nel futuro è una condizione necessaria perché senza questa spinta è difficile riuscire ad andare oltre la crisi e costruire nuovi scenari.